domenica 29 aprile 2012

LA STORIA DELL'ARCO OLIMPICO



Un viaggio nel passato per una vera consapevolezza del presente.
Il materiale arcieristico con cui tiriamo oggi è evoluto. Anche la tecnica di tiro è migliorata. Il campionario di tiri che troverete in questo filmato è davvero interessante, forse nostalgico per alcuni. L'idea che potreste farvi sulle tecniche di tiro di allora, è di un compendio d'errori. Ma a quel tempo fu chiamato "stile". L'attrezzo di tiro delle Olimpiadi degli anni '60 era semplicemente un arco ricurvo - più o meno stabilizzato - un monolite di legno e fibra di vetro. Apparivano i primi take down che di lì a poco avrebbero soppiantato, per comodità di trasporto, l'arco monolitico. Ciò che in seguito si sarebbe chiamato arco stile libero, oggi è l'arco olimpico.
Troverete molto interessanti le notizie storiografiche nel sito internazionale FITA.
Mentre dal nostro sito nazionale potrete scaricare 40 anni di Fitarco.

domenica 15 aprile 2012

Teniamoci in contatto


Il concetto "ai contatti" ha sostituito il termine "ancoraggio" utilizzato fino a qualche tempo fa per indicare la posizione della mano della corda. Nell'immagine si evince chiaramente cosa intendiamo: naso, bocca e mento sono in contatto con la corda nello stesso punto ad ogni tiro. La sensibilità soprattutto del naso e delle labbra, è la garanzia che i contatti saranno rispettati. E' un bene coltivare la consapevolezza del proprio corpo.
Un po' più difficile è invece il concetto di "tenere il contatto". Ciò riguarda il nostro rapporto con il bersaglio, ovvero il passaggio da una distanza all'altra. Soprattutto all'inizio l'arciere neofita trova difficoltà nel passare da una distanza da palestra (18 m) ad una più consona all'aperto (30 m).
Il nostro suggerimento è quello di considerare il mirino la sola incognita che riguarda la maggiore distanza.
Non c'è maggiore fatica da fare, ne' tirare diversamente. I contatti sono gli stessi, l'allungo pure e ciò riguarda il nostro corpo. Ma nella mente la distanza influisce. La mira - fatto salvo che l'arco sia a punto - è la sola variante. Il mirino si abbassa e se non conoscete ancora di quanto, affrontate la cosa con l'assistenza di un collega più esperto. Mirate al centro del paglione e se dopo il primo tiro la freccia non è troppo vicina al bordo, tirate anche le altre due per completare la volee.
Tenete il contatto con il centro del bersaglio. Non correggete. Tirate le frecce una dopo l'altra con convinzione. Non è l'assalto al Forte Apache e le frecce non sono scagliate oltre la palizzata. Tenete il contatto visivo con il centro e la mente collegata al giallo. Ricordate che state provando delle nuove misure ed è come se l'arco si tirasse da sé. L'azione di tiro è la stessa della distanza precedente e l'unica variazione è la misura del mirino. Potete praticare questo metodo anche per tirare in seguito, questo aiuta a superare la "Sindrome del Fort Apache".  A tale proposito vi rimandiamo ad un precedente post: La mira indotta.

Nella fotografia Marco Galiazzo campione olimpico.