
La prima cosa che ci viene insegnata è proprio questa. Ma perché è così importante? A parte le ragioni di sicurezza (una freccia lunga difficilmente può ferire la mano dell'arco se cade dal rest), secondo molti l'arciere che intenda competere dovrebbe essere concentrato solo su di se e non avere nessun dubbio sulla qualità della sua attrezzatura. Da un lato questo può essere vero, ma solo se l'arciere sa distinguere l'errore dal difetto (l'errore dell'arciere e il difetto dell'arco), dall'altro una attrezzatura perfetta non lascia scampo: l'errore è sempre dell'arciere. Ma questo non è sempre vero. Il "precetto" che vogliamo quindi introdurre è molto semplice: "arco e arciere crescono insieme" fino alla misura "perfetta" del suo allungo e alla potenza proporzionata alla sua tecnica. Maggiore è la capacità tecnica dell'arciere e maggiore sarà la potenza dell'arco che potrà controllare. Tuttavia ricordate Kisik Lee e il suo metodo di insegnamento? L'uso dell'arco scuola nell'approfondimento tecnico (anche nei campioni). Non è facile da accettare questa idea, sia per i campioni che per noi. Rispolverare il vecchio arco scuola non ci dà nessuna fiducia. Se poi aggiungiamo il tiro bilaterale (l'arciere sinistro tira da destro e viceversa), ci sembra che la cosa abbia poco senso, soprattutto in vista della prossima gara. Ma l'arco debole rafforza la tecnica dell'arciere e la mano sinistra insegna alla destra (Cfr. Manuale FITA per istruttori - primo livello). Più forte è la tecnica e più si può caricare l'arco e di conseguenza accorciare le frecce. Infatti maggiore è il "libraggio" dell'arco e minore è lo "spine" della freccia. Accorciando la freccia essa si irrigidisce. Tutto qui...