sabato 28 luglio 2012

ORO ALLA SQUADRA MASCHILE - LONDRA 2012 - LE PREMESSE


http://www.youtube.com/watch?v=NNa5aTvNYf0
Le premesse dell'ORO di Londra 2012.
Atleti: Marco Galiazzo, Michele Frangilli e Mauro Nespoli.
Abbiamo trovato questo interessante documento degli allenamenti del Trio che ha conquistato la medaglia d'oro olimpica.

giovedì 31 maggio 2012

PATTELLA, BERGER, MIRINO - L'investimento che dura nel tempo


"L'arciere e l'arco crescono insieme".
E' un concetto che sosteniamo da diversi lustri.
In base alle esperienze di istruzione per principianti e per arcieri che si avvicinano alle competizioni, ci siamo sempre raccomandati di crescere con l'arco. Entrare in simbiosi con l'attrezzo è di grande soddisfazione.
Rammentiamo un collega che per la sua iniziale evoluzione arcieristica usava un arco scuola preparato molto bene: stabilizzato, con mirino di sufficiente qualità, un buon berger e delle frecce giuste, gli consentiva il raggiungimento di punteggi ragguardevoli: 540/600 indoor. L'arco si ruppe e volendo evolvere, il nostro arciere acquistò un arco da competizione, delle frecce da competizione - X10, per chi se le ricorda - ma non riuscì ad eguagliare quella simbiosi iniziale nata con un arco scuola di legno.
Pattella, berger e mirino sono le prime attrezzature personali e non vanno trascurate. Se le curate vi potranno accompagnare anche nelle future evoluzioni prestazionali. L'arco si cambia, la pattella difficilmente: troppo personale.
Tuttavia considerate che nell'evoluzione arco/arciere vi è una cosa che si mette di mezzo: l'aspettativa di fare i punti. Se avete il migliore arco del mondo, ma siete ancora scarsi nel tiro, rischierete di odiarlo. Quando sbagliate è solo colpa vostra e l'arco è perfetto!
In realtà non è così.
L'arco che cresce con l'arciere e si modella; esso si plasma, asseconda l'arciere e "perdona". La messa a punto diventa più facile giorno per giorno. Si è certi della cattiva risposta dell'arco quando la preparazione dell'arciere è convincente e si distinguono gli errori dai difetti. Allora è facile intervenire sul bottone, sulle frecce, sul tiller etc. "Come grattarsi un ginocchio quando prude" (suggerimento di un violoncellista che descriveva la simbiosi col violoncello).
Un arciere impreparato non può mettere a punto un arco di un migliaio di euro. Qualcuno allora lo fa per lui. L'assetto è perfetto, la messa a punto delle frecce anche, ma la rosata non è sempre convincente. Insomma non è ancora "nostro". Non possiamo nemmeno caricarlo come vorremmo perché la fatica si fa sentire e la spalla dell'arco inizia ad alzarsi troppo spesso. Per non parlare delle frecce che diventano troppo morbide.
Se proprio volete spendere inizialmente pensate allora alla PATTELLA, IL BERGER. Il mirino forse si ribellerà sull'arco un po' modesto. Aspettate allora.

Un arciere cresce con il suo arco. Un campo di tiro cresce in "buona compagnia".
Per non dimenticare le origini.

mercoledì 30 maggio 2012

Yovieto Ditjiro


Stiamo aspettando che arrivino tempi migliori http://www.yomirotutjiri.blogspot.it/2011/07/rievocazione-storica.html, ma il socio Yovieto Ditjiro ci consiglia di aspettarci di tutto.
Il campo di Zelarino non vedrà la protezione dei gazebo fino al prossimo 2013. Forse...

Continueranno le lezioni di tiro di Yomiro solo il venerdì. E' iniziato il periodo sabbatico per motivi di forza maggiore.

A presto, Mirco.
PS: In bocca al lupo per il "palio" di Mestre - La Gara degli Arcieri Mestrini del 10.06.2012.

123RF Archivio Fotografico

sabato 12 maggio 2012

Messa a punto: il berger

Fatto il punto d'incocco, affiniamo la messa a punto con la regolazione del berger. Ricordate il post: "Freccia lunga arco debole"? Tener conto di ciò ci ha permesso di gestire meglio l'apprendimento. Quanto andremo a trattare in questo post, ci consentirà quindi di operare anche sul materiale. L'aumento della potenza dell'arco e taglio alla "giusta"  misura della freccia.
Il tema è legato al "paradosso dell'arciere": rapporto "potenza/spine". Maggiore quindi è la potenza dell'arco, maggiore sarà la rigidità della freccia (minore quindi lo spine).
1. L'utilizzo della tecnica della spennata a breve distanza (2-3 metri) ci consente una prima approssimazione, sia sul piano verticale (incocco), sia su quello orizzontale (rigidità).
2. Passando alla distanza di 14 metri, la tecnica della spennata - in rapporto alla rosata delle frecce impennate - ci evidenzia soprattutto se le frecce, in rapporto alla potenza dell'arco, vanno bene.
3. Ma è con il tuning delle diverse distanze che otteniamo i migliori risultati di analisi per regolare il bottone. Ci permette infatti di vedere il "grafico" del comportamento in volo della freccia analizzando l'impatto sul paglione (senza modifiche al sistema di mira: mirino a zero).
Il risultato delle correzioni viene riassunto nell'immagine soprastante.
Dall'immagine sottostante si evidenzia invece l'anomalia: le frecce  spennate sono a destra (arciere destro): frecce morbide. Strano: le penne di tacchino possono davvero farci perdere la bussola se non teniamo conto del loro effetto correttivo sul paradosso dell'arciere. Proveremo a diminuire il carico dell'arco. Per chi intendesse approfondire ed avere un base di riferimento vi consigliamo: Valeriano e Massimiliano Nannipieri  "La messa a punto dell'arco ricurvo", Greentime, 2000. Nel link seguente troverete la traduzione di un opuscolo Easton sulla messa a punto dell'arco olimpico: http://www.arcieridellealpi.it/pdf/bollettino_easton.pdf
La regolazione del berger è un processo relativamente semplice, se l'arciere è esperto. Addirittura banale se in gara vogliamo "correggere" una rosata che non ci piace. Ma per sviluppare questo tema dovremo approfondire lo studio sulla messa a punto sia del tiller, che della corda. A presto con il seguito.

domenica 29 aprile 2012

LA STORIA DELL'ARCO OLIMPICO



Un viaggio nel passato per una vera consapevolezza del presente.
Il materiale arcieristico con cui tiriamo oggi è evoluto. Anche la tecnica di tiro è migliorata. Il campionario di tiri che troverete in questo filmato è davvero interessante, forse nostalgico per alcuni. L'idea che potreste farvi sulle tecniche di tiro di allora, è di un compendio d'errori. Ma a quel tempo fu chiamato "stile". L'attrezzo di tiro delle Olimpiadi degli anni '60 era semplicemente un arco ricurvo - più o meno stabilizzato - un monolite di legno e fibra di vetro. Apparivano i primi take down che di lì a poco avrebbero soppiantato, per comodità di trasporto, l'arco monolitico. Ciò che in seguito si sarebbe chiamato arco stile libero, oggi è l'arco olimpico.
Troverete molto interessanti le notizie storiografiche nel sito internazionale FITA.
Mentre dal nostro sito nazionale potrete scaricare 40 anni di Fitarco.

domenica 15 aprile 2012

Teniamoci in contatto


Il concetto "ai contatti" ha sostituito il termine "ancoraggio" utilizzato fino a qualche tempo fa per indicare la posizione della mano della corda. Nell'immagine si evince chiaramente cosa intendiamo: naso, bocca e mento sono in contatto con la corda nello stesso punto ad ogni tiro. La sensibilità soprattutto del naso e delle labbra, è la garanzia che i contatti saranno rispettati. E' un bene coltivare la consapevolezza del proprio corpo.
Un po' più difficile è invece il concetto di "tenere il contatto". Ciò riguarda il nostro rapporto con il bersaglio, ovvero il passaggio da una distanza all'altra. Soprattutto all'inizio l'arciere neofita trova difficoltà nel passare da una distanza da palestra (18 m) ad una più consona all'aperto (30 m).
Il nostro suggerimento è quello di considerare il mirino la sola incognita che riguarda la maggiore distanza.
Non c'è maggiore fatica da fare, ne' tirare diversamente. I contatti sono gli stessi, l'allungo pure e ciò riguarda il nostro corpo. Ma nella mente la distanza influisce. La mira - fatto salvo che l'arco sia a punto - è la sola variante. Il mirino si abbassa e se non conoscete ancora di quanto, affrontate la cosa con l'assistenza di un collega più esperto. Mirate al centro del paglione e se dopo il primo tiro la freccia non è troppo vicina al bordo, tirate anche le altre due per completare la volee.
Tenete il contatto con il centro del bersaglio. Non correggete. Tirate le frecce una dopo l'altra con convinzione. Non è l'assalto al Forte Apache e le frecce non sono scagliate oltre la palizzata. Tenete il contatto visivo con il centro e la mente collegata al giallo. Ricordate che state provando delle nuove misure ed è come se l'arco si tirasse da sé. L'azione di tiro è la stessa della distanza precedente e l'unica variazione è la misura del mirino. Potete praticare questo metodo anche per tirare in seguito, questo aiuta a superare la "Sindrome del Fort Apache".  A tale proposito vi rimandiamo ad un precedente post: La mira indotta.

Nella fotografia Marco Galiazzo campione olimpico.